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Africa: Rusconi (Aics), impegnati in regione Sahel e del Corno
Roma, 31 mar. – Le iniziative della cooperazione italiana in Africa "promuovono il rafforzamento delle autorità e della società civile locali, la creazione di reddito e la sostenibilità a medio-lungo termine, con particolare attenzione alle donne, ai giovani, agli sfollati interni e alle comunità ospitanti, in un’ottica di prevenzione e mitigazione di nuovi conflitti e dispute".
Lo ha detto il direttore dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), Marco Riccardo Rusconi, intervenendo durante l'ultima edizione della manifestazione "Dialoghi sull'Africa", che si è conclusa ieri a Milano. In una nota diffusa per divulgare il suo intervento, l'agenzia ha fornito dettagli su alcune azioni italiane nelle regioni africane considerate strategiche.
Nel Sahel, Aics sta mettendo in atto, tra gli altri, il progetto Idees Jeunes, "che offre supporto tecnico e finanziario per la creazione di microimprese e l’introduzione di unità di trasformazione agroalimentare", focalizzato "sull’inclusività". Un altro progetto considerato significativo in Niger è "l'Iniziativa Agroecologica, che migliora la sicurezza alimentare e i redditi delle comunità nelle regioni di Tahoua e Agadez, promuovendo tecniche sostenibili che rispondono alle sfide climatiche e supportano la filiera delle pelli e del cuoio, con benefici diretti per donne e giovani".
In Burkina Faso, l’iniziativa Sustlives, finanziata dall’Ue, e implementata in collaborazione con il Ciheam di Bari, "promuove la sostenibilità agricola e la resilienza nelle zone rurali, favorendo la biodiversità e creando opportunità economiche per le donne e i giovani". Nelle aree periurbane di Ouagadougou, il progetto Cravo sostiene, secondo i suoi promotori, "sistemi agroalimentari sostenibili, migliorando la gestione delle risorse naturali e contribuendo alla sicurezza alimentare".
Anche nel Corno d’Africa, la Cooperazione italiana è presente con progetti che spaziano dalla nutrizione alla promozione dell’imprenditoria femminile.
In Sudan, il progetto “Nutri-Sud” si concentra sulla sicurezza nutrizionale, mirando a ridurre la malnutrizione infantile e materna. Il programma, che include trasferimenti alimentari e attività educative, coinvolge attivamente la società civile locale per cambiare i comportamenti alimentari e migliorare la dieta delle donne in gravidanza e dei bambini sotto i cinque anni.
In Etiopia, l’iniziativa Women Entrepeunership Development Program "ha avuto un impatto significativo, creando la prima linea di credito in Africa dedicata alle donne imprenditrici. Il programma ha formato oltre 43.710 donne nella gestione d’impresa e ha offerto prestiti a più di 29.800 imprenditrici. Inoltre, attraverso il progetto Creative Hub di Addis Abeba, sta promuovendo l’imprenditorialità giovanile".
In Sud Sudan, infine, l'iniziativa denominata Rafforzamento della risposta umanitaria in Sud Sudan mira a ridurre la morbilità e mortalità, garantendo accesso a servizi sanitari equi e inclusivi, con particolare attenzione a donne, bambini e persone vulnerabili, in uno sforzo per la stabilizzazione del Paese. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Nigeria: Fmi chiede più accompagnamento per fasce vulnerabili
Abuja, 28 mar. – Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha esortato il governo nigeriano ad accompagnare le sue politiche di stabilizzazione economica con trasferimenti mirati di assistenza sociale per supportare le popolazioni più vulnerabili.
La direttrice delle comunicazioni del Fmi, Julie Kozack, lo ha reso noto durante una conferenza stampa di routine presso la sede centrale del Fmi a Washington Dc.
"Le politiche delle autorità per stabilizzare l'economia e promuovere la crescita sono benvenute. Tuttavia, devono essere accompagnate da trasferimenti sociali mirati per supportare le popolazioni più vulnerabili. Riconosciamo la situazione estremamente difficile che molti nigeriani affrontano", ha affermato.
Ha affermato che il completamento dell'implementazione dei trasferimenti di denaro alle famiglie vulnerabili e il miglioramento della mobilitazione delle entrate nazionali dovrebbero essere priorità fondamentali per la Nigeria.
Kozack ha anche annunciato che lo staff del Fmi visiterà la Nigeria la prossima settimana per preparare la consultazione dell'articolo IV del 2025. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Siria: da Italia 68 milioni di euro per progetti umanitari
Roma, 27 mar. – L’Italia ha stanziato circa 68 milioni di euro per finanziare progetti umanitari e interventi infrastrutturali in Siria, nell’ambito del sostegno alla fase di transizione politica in corso nel Paese. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Antonio Tajani durante un’audizione parlamentare, secondo quanto riferito da Reuters.
Il pacchetto iniziale di aiuti sarà destinato a iniziative nei settori ospedaliero e sanitario, allo sviluppo delle infrastrutture e al rafforzamento delle filiere alimentari. Tajani ha aggiunto che nelle prossime settimane verranno avviati nuovi progetti di cooperazione e che l’Italia intende organizzare un forum economico dedicato alla ricostruzione.
L’impegno italiano arriva dopo che, a dicembre, il gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) ha preso il potere in Siria, ponendo fine al lungo governo dell’ex presidente Bashar al-Assad.
All’inizio di marzo, una conferenza dei donatori guidata dall’Unione europea ha promesso 5,8 miliardi di euro per sostenere le nuove autorità siriane nelle sfide della transizione. In parallelo, i Paesi dell’Unione Europea hanno deciso di sospendere una serie di sanzioni economiche contro Damasco, comprese quelle relative a energia, trasporti, sistema bancario e ricostruzione. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Zambia: da Ue 150mila euro per far fronte a colera
Lusaka, 26 mar. – L’Unione europea (Ue) ha stanziato 150.000 euro per sostenere la risposta dello Zambia all’epidemia di colera. Lo ha rende noto un comunicato emesso ieri dall'Ue nel quale viene precisato che il finanziamento rafforzerà le attività della Croce Rossa locale, che fornisce assistenza urgente alla popolazione colpita, tra cui acqua potabile, assistenza sanitaria, servizi igienico-sanitari e promozione dell’igiene, oltre a iniziative di sensibilizzazione comunitaria per ridurre il rischio di trasmissione.
Secondo quanto riportato, il progetto di risposta d’emergenza avrà una durata di cinque mesi, fino alla fine di agosto 2025, e mira a raggiungere le popolazioni delle province più colpite, Copperbelt e Muchinga. Il contributo fa parte del sostegno complessivo dell’Ue al fondo di emergenza per la risposta ai disastri della Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa.
Dallo scoppio dell’epidemia, avvenuto a dicembre, i casi di colera confermati nel Paese sono saliti a 351, con nove decessi. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Sudafrica: tubercolosi, obiettivo testare migliaia persone 2026
Johannesburg, 25 mar. – Il vicepresidente sudafricano Paul Mashatile ha annunciato il lancio della campagna nazionale "End TB", con l’obiettivo di sottoporre a test 5 milioni di persone per la tubercolosi entro marzo 2026. L’iniziativa è stata presentata ieri a Gamalakhe, nella provincia di KwaZulu-Natal, in occasione della Giornata mondiale contro la tubercolosi.
"Il Sudafrica è tra i 30 Paesi che rappresentano l’87% del carico globale di tubercolosi. Dobbiamo agire insieme per cambiare questa situazione", ha dichiarato Mashatile nel suo intervento. Secondo i dati diffusi dal vicepresidente, nel 2023 la tubercolosi ha causato la morte di oltre 56.000 persone nel Paese, con più di 270.000 diagnosi confermate. Nello stesso anno, oltre 58.000 persone non sono state sottoposte a test.
La campagna mira ad ampliare in modo significativo la capacità diagnostica, contribuendo alla riduzione dell’incidenza della malattia nel prossimo decennio. "Avvieremo una mobilitazione di massa per coinvolgere tutti i sudafricani", ha spiegato Mashatile, sottolineando l’importanza di un impegno collettivo.
Nonostante il peso ancora elevato della tubercolosi, il vicepresidente ha evidenziato i progressi del Paese nella lotta contro l’infezione e ha annunciato sviluppi promettenti sul fronte della ricerca. "I test clinici per un vaccino contro la tubercolosi condotti in Sudafrica hanno finora dato risultati promettenti. Stiamo preparando la produzione locale e una distribuzione nazionale rapida, non appena saranno completate tutte le procedure previste", ha affermato.
La Giornata mondiale della tubercolosi, celebrata ogni 24 marzo, è dedicata alla sensibilizzazione su una delle malattie infettive più letali a livello globale. In Sudafrica, dove la coinfezione con l’Hiv rappresenta un fattore aggravante, la tubercolosi resta una delle principali sfide sanitarie. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: nasce il podcast sulla salute pubblica africana
Addis Abeba, 24 mar. – Il Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Africa Cdc) ha lanciato il “Africa Public Health Podcast”, una nuova piattaforma pensata per dare voce agli esperti africani, promuovere l’informazione scientifica e combattere la disinformazione in materia di salute pubblica.
“Crediamo nel potere del racconto per ispirare fiducia e promuovere l’azione”, ha dichiarato Margaret Muigai-Edwin, direttrice della Comunicazione e dell’Informazione pubblica di Africa Cdc citata dall'agenzia Ena. “Questo podcast offre all’Africa il proprio microfono, uno spazio dove esperti, operatori sanitari in prima linea e comunità possono definire la narrazione sulla salute pubblica nel continente”.
Il podcast propone interviste con esperti, testimonianze dal campo e soluzioni guidate dalle comunità, mettendo in luce le strategie africane per la sicurezza sanitaria e l’innovazione. I temi trattati spaziano dalla genomica dei patogeni alla preparazione alle pandemie, dalla sanità digitale al coinvolgimento comunitario, fino alla formazione e al rafforzamento delle capacità locali.
L’episodio inaugurale, intitolato “The Power of Genomics in Disease Control”, vede protagonista Sofonias Tessema, responsabile del programma di genomica dei patogeni presso Africa Cdc, intervistato dalla conduttrice Andisiwe Michelle May. L’episodio esplora il ruolo delle tecnologie genomiche nella rilevazione delle epidemie, con esempi concreti di sequenziamento virale in oltre 40 Paesi africani e l’uso dell’intelligenza artificiale per monitorare malattie come malaria, Ebola e colera.
“Vogliamo rendere comprensibili temi complessi di salute pubblica e avvicinarli alla vita quotidiana delle persone”, ha aggiunto Muigai-Edwin. “Questo podcast è parte del nostro impegno più ampio a costruire un continente informato e consapevole sul piano sanitario”. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Nord Africa: salesiani, una formazione in linea col Piano Mattei
Tunisi, 21 mar. – Educazione umana e professionale dei giovani, soprattutto dei più bisognosi: questo è il carisma dei salesiani, che da sempre seguono questo metodo educativo ispirato all’insegnamento del loro fondatore, san Giovanni Bosco. Un metodo che si basa sulla logica e sul dialogo, coinvolgendo i giovani in un percorso di crescita. Un cammino che, nel corso dei decenni, ha permesso il riscatto di migliaia di giovani in Italia e in numerosi Paesi dove i salesiani hanno avviato le loro missioni. Questo patrimonio di conoscenze si rivela oggi prezioso anche nell’ambito del Piano Mattei, promosso dal governo italiano per rafforzare la cooperazione economica tra l'Italia e i Paesi africani.
“Una delle preoccupazioni di don Bosco - spiega don Domenico Paternò, superiore della Circoscrizione salesiana che comprende Algeria, Marocco e Tunisia - è sempre stata quella di offrire ai giovani la possibilità di lavorare onestamente e dignitosamente. Formare i giovani a un lavoro corretto, ben fatto e che permetta loro di costruire una vita dignitosa e inserirsi nella società è da sempre al centro dell’azione dei Salesiani. Lo facciamo in Italia, ma anche in 40 Paesi dell'Africa. La nostra è dunque una presenza significativa nel settore della formazione”.
I Figli di don Bosco hanno quindi messo a disposizione del Piano Mattei tutta la loro esperienza. Nei protocolli firmati dall’Italia con Tunisia e Marocco nell’ambito del Piano Mattei è previsto che, per poter lavorare nelle aziende italiane, i giovani africani acquisiscano un livello di italiano A1, conoscano le norme italiane sulla sicurezza sul lavoro e abbiano una preparazione tecnica di base relativa ai mestieri che andranno a svolgere. A Tunisi i salesiani hanno elaborato un piano educativo che prevede 100 ore di insegnamento di lingua italiana, 20 ore di sicurezza sul lavoro e di elementi di base del diritto del lavoro italiano e 30 di professionalizzanti. In Marocco, invece, la formazione è più approfondita e articolata. Nel centro salesiano di Kenitra, oltre alle lezioni di italiano, si formano elettricisti, tecnici per impianti solari e operatori nel settore delle energie rinnovabili, in grado di occuparsi della manutenzione degli impianti. Attualmente, in Tunisia sono previsti cinque corsi da venti allievi ciascuno di età tra i 18 e i 30 anni, mentre in Marocco si formano 75 persone per ogni corso, della stessa età.
I salesiani collaborano con imprese italiane, ma il loro impegno ha anche un impatto locale. “Il Piano Mattei - sottolinea don Domenico - offre competenze a chi desidera emigrare legalmente, ma anche a chi sceglie di rimanere nel proprio Paese. Il nostro obiettivo è dare ai giovani una prospettiva e un futuro migliore, sia all’estero sia in patria”.
Questa iniziativa ha inoltre un importante risvolto sul piano del dialogo interreligioso. “Indubbiamente, questi corsi favoriscono la fraternità - conclude don Domenico -. Ci muoviamo nella linea tracciata da papa Francesco nell'enciclica Fratelli tutti, ovvero la costruzione di ponti e di occasioni di incontro e collaborazione tra persone di religioni diverse. Si tratta di creare un bene comune condiviso. In un mondo segnato da tanti conflitti, queste iniziative generano pace e speranza. Siamo nell'anno del Giubileo della Speranza e questa ne è una delle applicazioni più concrete”.
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Africa: imprenditori immigrati, un motore solido di crescita
Roma, 20 mar. – L’imprenditoria immigrata, Africa in testa, si conferma un pilastro dinamico dell’economia italiana. Lo evidenzia il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos, in collaborazione con Cna, e presentato oggi a Roma presso la Sala conferenze David Sassoli di Esperienza Europa.
Secondo il rapporto, nel 2024 le imprese guidate da immigrati in Italia hanno raggiunto quota 659.709, registrando una crescita del 32,7% negli ultimi dieci anni. Questo dato è particolarmente significativo se confrontato con l’andamento generale dell’imprenditoria italiana, che nello stesso periodo ha subito un calo dell’1,7%.
La maggior parte delle imprese immigrate (73%) continua a essere costituita da ditte individuali, ma si osserva un’evoluzione strutturale importante: le società di capitale sono aumentate del 160% nell’ultimo decennio, segnalando una crescente solidità finanziaria e competitività.
L'imprenditoria immigrata ha poi saputo diversificarsi oltre i settori tradizionali del commercio e dell’edilizia. Tra il 2013 e il 2023, si sono registrati forti incrementi nei settori dell’alloggio e ristorazione (+57,6%), dei servizi alla persona (+101,6%), delle attività scientifiche e tecniche (+56%) e della sanità e assistenza sociale (+77,6%).
Se Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto restano le regioni con il maggior numero di imprese immigrate, il Mezzogiorno si distingue per un’accelerazione del fenomeno. In particolare, tra il 2013 e il 2023, la crescita dell’imprenditoria immigrata è stata del 72,8% in Campania e del 33,8% in Puglia. Roma e Milano continuano a essere i poli principali, ma Napoli e Caserta emergono come nuovi centri imprenditoriali di rilievo.
Uno dei dati più rilevanti del Rapporto 2024 riguarda la crescita delle imprese guidate da donne immigrate, aumentate del 37,8% negli ultimi dieci anni. Un trend che spicca se paragonato al calo del 7,3% registrato per le imprese femminili italiane nello stesso arco di tempo.
I titolari di imprese immigrate provengono da una vasta gamma di Paesi, ma c'è il continente africano in cima alla classifica: la prima nazionalità rappresentata nel 2024 per quanto riguarda le imprese individuali resta il Marocco, seguito dalla Romania, e dalla Cina. Parallelamente, però, stanno emergendo nuovi attori. Le comunità di Pakistan (+130,7%), Bangladesh (+47,3%) ed Egitto (+40%) sono quelle che registrano gli incrementi più rilevanti.
In un contesto di crisi demografica e sfide globali, il rapporto conferma come l’imprenditoria migrante non solo resista alle difficoltà, ma contribuisca attivamente all’innovazione e alla crescita economica dell’Italia. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Africa: aumenta velocemente il diabete nella zona subsahariana
Johannesburg, 19 mar. – La diffusione del diabete di tipo 2 sta aumentando molto più rapidamente tra le persone dell'Africa subsahariana di quanto si pensasse in precedenza. Lo evidenzia uno studio, pubblicato questo mese sulla rivista medica The Lancet Global Health.
Il diabete di tipo 2 è emerso come una delle principali minacce per i sistemi sanitari e i mezzi di sussistenza nell'Africa subsahariana, con una prevalenza in aumento da 4 milioni di casi nel 1980 a 23,6 milioni di casi nel 2021, segnando un aumento del 490%.
Senza interventi efficaci, si prevede che la prevalenza del diabete di tipo 2 raddoppierà a 54,9 milioni entro il 2045.1 Tuttavia, il diabete di tipo 2 non colpisce tutte le popolazioni dell'Africa subsahariana in modo uguale, con studi basati sulla popolazione che mostrano ampie variazioni geografiche e urbane-rurali nella prevalenza, con stime che vanno dall'1,4% nell'Uganda rurale nell'Africa orientale al 17,9% nel Senegal urbano nell'Africa occidentale. Inoltre, la prevalenza del diabete di tipo 2 varia anche in base all'età, con la prevalenza più elevata negli individui economicamente attivi di età pari o superiore a 40 anni. In uno studio trasversale multinazionale dall'Africa subsahariana Africa, la prevalenza del diabete di tipo 2 negli individui di età compresa tra 40 e 60 anni era del 5,5%.
Monitorando oltre 33.000 partecipanti in Sudafrica, Kenya, Ghana e Burkina Faso per sette anni, i ricercatori hanno scoperto che le cattive abitudini alimentari, la mancanza di accesso all'assistenza sanitaria, l'obesità e l'inattività fisica sono le principali cause del diabete in Africa. Il dottor Raylton Chikwati, coautore dello studio presso l'Università di Witwatersrand in Sudafrica, ha affermato che un altro fattore di rischio è vivere o trasferirsi nelle periferie delle città, o "aree periurbane". L'aumento dell'uso di alimenti trasformati nelle aree periurbane è un problema.
Gli esperti hanno sottolineato che gli africani dovrebbero sottoporsi al test della glicemia e cercare una cura quando viene diagnosticato il diabete, una patologia in cui l'organismo ha difficoltà a trasformare il cibo in energia a causa di una quantità insufficiente di insulina. Senza insulina, lo zucchero rimane nel sangue anziché entrare nelle cellule, provocando alti livelli di zucchero nel sangue. Le complicazioni a lungo termine includono malattie cardiache, insufficienza renale, cecità e amputazioni. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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Liberia: l'Irc cesserà le sue attività il 30 aprile
Monrovia, 18 mar. – L'International rescue committee (Irc) cesserà le sue operazioni in Liberia il 30 aprile 2025, dopo quasi 30 anni di lavoro umanitario e di sviluppo. Lo si apprende da un comunicato stampa ufficiale dell'Irc. Presente in Liberia dal 1996 per rispondere alle esigenze delle popolazioni sfollate a causa dei conflitti regionali, l'Irc ha implementato più di 20 programmi, investendo più di 200 milioni di dollari e assistendo quasi due milioni di persone in 12 delle 15 contee del Paese. Con la fine delle operazioni, i progetti ancora in corso saranno assegnati a titolari locali.
L'organizzazione ha svolto un ruolo fondamentale nella ricostruzione e nello sviluppo post-conflitto della Liberia, concentrandosi su programmi nei settori della sanità, dell'istruzione e dei servizi di base. L'Irc ha inoltre facilitato il reinserimento degli ex combattenti, dei liberiani tornati nel Paese e degli ex bambini soldato, ha sostenuto l'emancipazione delle donne e ha contribuito a rafforzare il sistema sanitario del Paese: "La decisione di chiudere l'ufficio Irc in Liberia non è stata presa alla leggera", ha detto Yalew Desta Abebe, vicedirettore nazionale dell'Irc in Liberia, che ha spiegato che l'organizzazione ha osservato l'evoluzione e lo sviluppo del Paese e ritiene che sia giunto il momento di passare il testimone al governo e alle organizzazioni locali per garantire la sostenibilità dei risultati ottenuti.
Mentre l'Irc si prepara a chiudere il suo ufficio, l'organizzazione esprime la sua profonda gratitudine al governo e al popolo della Liberia per la loro collaborazione e il loro sostegno. È aperta a future collaborazioni qualora se ne presentasse la necessità. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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