Windhoek, 04 feb. – La decisione del presidente statunitense Donald Trump di sospendere per tre mesi gli aiuti esteri sta destando forte preoccupazione in Namibia, dove i programmi contro l’Hiv-Aids dipendono in larga parte dai finanziamenti del President’s Emergency Plan for Aids Relief (Pepfar). Il ministero della Salute e dei Servizi Sociali ha evidenziato che Pepfar sostiene iniziative fondamentali come la distribuzione di preservativi, la circoncisione maschile volontaria e il supporto alle giovani donne per la prevenzione del virus. “Il 70% della risposta all’Hiv è finanziato dal governo namibiano, ma ogni contributo conta”, ha dichiarato il direttore esecutivo del ministero, Ben Nangombe.
Anche le organizzazioni della società civile temono un impatto devastante. Jennifer Gatsi-Mallet, fondatrice del Tuyakula Group, ha avvertito che l’interruzione dei fondi “sarebbe un disastro”, rischiando di compromettere i progressi fatti nella riduzione delle infezioni e delle trasmissioni materno-infantili.
Gli effetti della sospensione si estenderebbero oltre il settore sanitario. Il ministero dell’Ambiente ha segnalato un impatto negativo sulla lotta al cambiamento climatico, aggravato dall’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi. “Senza il contributo statunitense, raggiungere gli obiettivi climatici sarà ancora più difficile”, ha affermato il portavoce Romeo Muyunda.
L’analista internazionale Marius Kudumo ha sottolineato che la politica isolazionista di Trump rappresenta una minaccia per la cooperazione globale. “Sfide come il cambiamento climatico e le pandemie richiedono risposte collettive. La posizione degli Stati Uniti è pericolosa”, ha dichiarato.
Nonostante le difficoltà, il governo namibiano assicura il proprio impegno nel mantenere gli interventi sanitari essenziali, mentre cerca soluzioni alternative per compensare il vuoto lasciato dal blocco degli aiuti statunitensi. [Agenzia Infomundi – Infocoopera]
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